Molti i giovani che hanno partecipato alla Via Crucis per arrivare in Duomo a Codroipo e poter partecipare alla serata presieduta dall’arcivescovo di Udine Lamba.

Dopo la cerimonia anche la spiegazione da parte di Don Ivan Bettuzzi parroco del paese. La storia raccontata narra che il Cristo Nero, come lo chiamano i codroipesi per via della sua colorazione bronzea, è innanzitutto un dono. Un’opera di tale valore difficilmente sarebbe giunta a Codroipo in epoca napoleonica se chi ne permise il trasferimento alla Chiesa arcipretale di Santa Maria avesse conosciuto la sua storia.

Le radici di questa vicenda affondano nel Medioevo, un periodo in cui in molte città italiane, inclusa Venezia e la stessa Codroipo, nacquero le prime confraternite laicali. Tra queste, la prima fu quella dei Battuti, seguita da molte altre, spesso legate a un’arte o a un mestiere, o semplicemente animate da intenti caritatevoli e assistenziali.

Proprio a Venezia, nei pressi del Teatro La Fenice, sorse una confraternita nota come Scuola di San Girolamo, poi ribattezzata Scuola di Santa Maria della Consolazione, ma più comunemente chiamata “dei Picai”. Questa confraternita, composta da laici e religiosi, si dedicava all’assistenza dei condannati a morte, che venivano giustiziati in Piazza San Marco, tra le colonne di San Marco e San Teodoro.

Durante le esecuzioni, i confratelli, vestiti con un saio nero e incappucciati, accompagnavano il condannato portando ceri accesi e intonando preghiere. Giunto dinanzi il patibolo, al prigioniero veniva offerta l’opportunità di baciare un crocifisso particolarmente venerato: il Crocifisso dei Picai.

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Quest’opera, inizialmente colorata e solo in seguito divenuta scura, presenta la forma di un tronco d’albero sormontato da un pellicano, simbolo di Cristo che dona il proprio sangue. L’ispirazione proviene dal concetto del “Lignum Vitae”, ovvero la croce come albero della vita, un’immagine profondamente legata alla liturgia del Venerdì Santo e alla spiritualità francescana e bonaventuriana, diffusa fin dal Medioevo.

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Finalmente il 31 marzo 1809, Domenica delle Palme, il Cristo nero “con solenne celebrazione fu situato nella magnifica arca con grande concorso di popolo dopo la Predica il dopo pranzo prima della esposizione del SS.mo Sagramento per le Quaranta ore”.
Da allora un susseguirsi ininterrotto di atti di devozione e infiniti gesti di pietà popolare dei codroipesi e non solo, hanno accompagnato il Cristo Nero, e di ciò ne erano riprova le tantissime placche sul tronco della croce e le targhe argentee per grazia ricevuta di cui era adorna la sua cappella a Codroipo. Gli autori e storici dell’arte delle poche pubblicazioni che di lui si sono occupate, talvolta anche malamente, ritenevano che questo “Crocifisso di notevole qualità ed interesse” che stava a Codroipo, fosse di mano d’Alessandro Vittoria perché confondevano l’autore della ricostruzione della Scuola vicino a San Fantin, distrutta da un precedente incendio nel quale il crocifisso si salvò miracolosamente, con l’autore dello stesso al quale lo attribuirono. Sono invece del Vittoria le statue bronzee originali che nella Scuola stavano ai lati del Crocifisso, oggi sull’altare originale di pietra nera di paragone dove questo era esposto, traslato a Venezia ai Santi Giovanni e Paolo, mentre a Codroipo stanno modeste copie di legno.

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