Terzultima tappa di: IL TUO NOME SIA CON ME

 

 

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SUTRI –  Quando si arriva a questo punto, dopo quasi tre settimane di bicicletta senza neanche un giorno di sosta, pensi solo alla meta finale. Oramai le gambe sono staccate dal cervello e sanno che devono partire a prescindere dalla stanchezza o meno.  Come mi ha detto il pellegrino Alessandro ieri sera a cena, su questi tracciati devi pensare a tre sole cose: pedalare (o camminare, a seconda di come lo si fa), mangiare per avere le energie giuste e dormire per riposarti da un giorno all’altro. In ogni caso sei arrivato ad una tappa che hai solo l’immaginazione dell’ultimo giorno e degli ultimi metri, ignaro di che strada potresti incontrare oggi. Mi sveglio dall’oratorio di una parrocchia di Viterbo, che ha adattato le aule di catechismo a dirmitorio estivo per pellegrini. Mi avvio subito verso il negozio di biciclette, al fine di far riparare, spero per l’ultima volta, i freni della mia bicicletta.  Anche stavolta riesco a ripararli e mi avvio verso la periferia di Viterbo, contraddistinta da pareti di tufo. Si passa proprio nel mezzo di questo simil-canyon ed è molto suggestivo. Segue quindi un tratto che costeggia la Cassia, è abbastanza noioso, tant’è che cerco di superarlo al meglio cercando di capire da quanto sono in cammino i pellegrini che incontro. Si nota subito il pellegrino stanchissimo che è partito da lontano e il pellegrino partito da poche tappe, perché visibilmente più “fresco”. Ecco, io ho cercato di capire da che città i pellegrini partivano e così la mattinata è volata. Ogni tanto ho fatto qualche breve sosta, come sulla panchina di Barbara, pellegrina che ha creato un angolo di relax fuori della sua abitazione. Arrivo a Vetralla e quindi a Capranica, con un bel temporale nel mezzo. Il percorso è più divertente della mattinata, con boschi di noccioli e un vero e proprio bosco accanto ad un fiume, dove più volte devo scendere a spingere a mano la bicicletta a causa del fango. Arrivo a Sutri e mi dirigo verso le suore carmelitane per chiedere un letto per la notte. Le suore mi dicono che non fanno più servizio di alloggio per il pellegrino. Dispiaciute, mi regalano un pacco dei rimasugli delle particole, dicendomi che almeno ho il pane da mangiare lungo il cammino. Mi dirigo verso il duomo di Sutri e don Giuliano, a cui suono il campanello, mi propone una stanza per dormire, una stanza che di solito è un magazzino, ed infatti si trovano mobili, sedie e anche due poltrone accatastate. Don Giuliano mi dice di ricavarmi un dormitorio, mettendo insieme alcuni pezzi dei due divani. Sono veramente felice di questa soluzione improvvisata.

 

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