Prosa al Giovanni da Udine con un lucidissimo Gianfelice Imparato in una commedia di Eduardo De Filippo
Il dramma dei bottoni… un uomo strappa tutti i bottoni dalle giacche che trova presso di se’, metodico e preciso li stacca e li sottrae, con la stessa decisa precisione con la quale riallinea le sedie in un ossessivo bisogno di ordine, l’ordine della sua mente dove i conti non tornano nonostante i tentativi di riallineamento.
Eduardo Di Filippo scrive la storia di Michele Murri, malato di mente, dimesso, pare guarito…ma i suoi comportamenti strani , il prendere alla lettera le cose, il muoversi con circospezione per il salotto come fosse una corsia di ospedale, lo pongono nell’area dell’emarginazione e di un vuoto esistenziale al quale non si sottrae ma al contrario si adegua con puntigliosa energia.
Lucidissimo Gianfelice Imparato , passi brevi, gestualità leggera e persino dinamica, entra nel dramma Murri. La vicenda propone sottofondi ironici che inducono il pubblico a partecipare sorridendo, come quando giunge una corona di fiori …perche’ lui ha detto: “io sono morto”…ma il folle non capisce la metafora.
Ma il dramma dell’emarginazione e del dolore è ben presente ed Edoardo Sorgente,(Luigi Strada), Federica Altamura,( Evelina),Andrea Cioffi ,(Ettore )e soprattutto Carolina Rosi, ( Teresa,) ma in definitiva tutti gli altri attori sul palcoscenico ospedale e nel salottto, giocano il ruolo tragicomicoguidato da Roberto Ando’.
Ditegli sempre di si è prodotto da Elledieffe, Compagnia di Teatro di Luca De Filippo.
Lo firmano anche Fondazione Teatro della Toscana e Teatro Nazionale.
Le scene di Gianni Carluccio , con le luci, restituiscono ancor più pienamente il senso opprimente di vuoto, il volume infinito-finito, nel quale i protagonisti respirano.
Vito Sutto